Team

Alexander Bellman

FOUNDER AND ARCHITECT

Cercare di “disegnare la luce” è sempre stata la mia ossessione. Non mi riferisco ad un disegno che risponda unicamente a delle esigenze di rappresentazione, ma che sia premonitore e mutante, direttamente generato da un’instancabile ambizione di controllo e previsione. Forse è per questo che sono stato tra i primi a sperimentare modelli di calcolo virtuali per la simulazione e ad intuire che la ricerca tecnologica mi avrebbe permesso di andare più a fondo, che gli algoritmi non avrebbero ucciso la mia creatività, ma l’avrebbero invece portata ad un livello superiore, insperato. Un disegno di GRUPPO C14, pur non perdendo la sua caratteristica euristica originale, è il risultato di un complesso processo multidisciplinare, il sopravvissuto di una sanguinosa battaglia tra strumenti e metodi della tradizione e dell’innovazione. E se spesso è meglio progettare la luce concependo la sua nemesi, l’ombra, non credete che sia importante immaginarsi un processo creativo come il risultato di un metodo di sintesi distruttiva? Come metafora della creatività un fiore che improvvisamente sboccia nel deserto nel nostro caso funziona peggio di un fiore come unico superstite, sufficientemente forte e fortunato da sopravvivere alla desertificazione  del suo fertile campo originale. Sul rapporto tra luce e materia poi hanno scritto talmente in tanti che sarebbe sterile continuare a disquisire, il mio obbiettivo rimane sempre e comunque il progetto come strumento di ricerca della percezione. Titolare del corso di Lighting Design presso la Libera Università di lingue e comunicazione IULM ho esercitato attività didattica  presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e collaboro attivamente con l’università L.U.N.A. di Bologna.

I’ve always been obsessed by trying “to design light”. By this I don’t simply mean the straightforward representation of light but rather the premonitory and ever-changing quality of light which rouses in me an insatiable desire to exert an extent of control and prevision over it. This was perhaps what led me to become one of the early experimenters in modes of virtual calculations for simulation and also spurred me on  to realise the fact that technological research would take me closer to the centre of my obsession, that, instead of stultifying my creativity, algorithms would take me further forward than I’d ever hoped. A C14 Group design, while retaining its original heuristic essence, is the end result of a complex multidisciplinary process, the sole survivor of a bloody battle between traditional and innovative tools and methods. And if it is often better to base a light project on its nemesis, shadow, don’t you think that it’s both fascinating and important to generate a creative process as the end result of a method of destructive synthesis? As a metaphor of creativity, a flower which unexpectedly blossoms in the desert doesn’t work half as well as a flower which is a sole survivor, hardy and lucky enough to survive the desertification of its original fertile field. So many people have written about the relationship between light and matter that it would be sterile to add more grist to the mill, my aim continues to be the project as a perceptive research tool. I currently run the Lighting Design undergraduate course at IULM University in Milan, I have lectured in the Architecture Faculty of the Milan Polytechnic and actively collaborate with the L.U.N.A. University in Bologna.