C14 Journal Issue N02
Codesto numero è dedicato al design su misura o sartoriale, noto anche nell’altisonante definizione anglofona e super fashion tailor-made, o nella più ricercata bespoke il cui significato (e qui confesso pubblicamente tutta la mia ignoranza) ho appreso solo in tempi estremamente recenti. A parte questo inizio come sempre un po’ ironico (non riesco a farne a meno), questo tipo di approccio progettuale, destinato alla riproduzione in uno o pochi esemplari, a C14 piace moltissimo. Uso consapevolmente il termine design nell’accezione, o forse ‘deformazione’ contemporanea, che comprende tutto il progettare in maniera indiscriminata, ed è molto distante dall’originale concetto di disegno industriale. Sul tema suggerisco la lettura dell’imprescindibile “Disegno Industriale: un riesame” scritto nel 1991 da Tomàs Maldonado. La differenza sostanziale, è che la necessità di riproduzione in serie dell’oggetto perfetto ad un costo ottimizzato, viene messa in discussione dall’accesso a tecnologie di alta precisione e lavorazioni raffinate anche per la riproduzione in bassa scala, senza che ciò incida significativamente sul costo del singolo prodotto. In pratica, computer e macchine a controllo numerico permettono un approccio techno-artigianale alla progettazione, mentre la prototipazione, attraverso tecniche di modellazione virtuale e stampanti 3D, diventa velocissima. Si tratta di un cambiamento straordinariamente significativo, una possibilità inedita che hanno le nuove generazioni, per la prima volta nella storia. Ovviamente, ci sono pro e contro: il rischio più grande è quello di una superficialità diffusa, che si traduce nella disattenzione, nella ricerca del dettaglio e quindi nello studio stesso della funzione dell’oggetto. Comunque, quando le possibilità aumentano così improvvisamente ed esponenzialmente, correre il rischio non è poi così male.
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This issue is dedicated to, customized, tailored design, also referred to using the super fashionable “tailor-made”, or the more refined “bespoke”, whose meaning (here I publicly confess all my ignorance) I only learned very recently. The usual jokey opening gambits aside (I can’t help it), C14 loves this kind of design approach, intended for the reproduction of one or a few samples. I consciously (or perhaps its merely professional bias) use the term design here, to mean the idea of design indiscriminately including everything, which is a long way from the original concept of industrial design. For more on this topic I would strongly suggest reading the excellent“Industrial Design: a re-examination” written in 1991 by Tomas Maldonado. The substantial difference is that the need for serial reproduction of the perfect object with optimized costs is challenged by access to high-precision technologies, and refined production even on a small scale, without significantly affecting the cost of each single product. Basically, computer and CNC machines allow for a techno-artisanal approach to design, while prototyping becomes very fast, through the use of modelling techniques and virtual 3D printers. This is an extraordinarily significant change, an unprecedented possibility for new generations for the first time in history. Obviously, there are pro’s and con’s: the biggest risk is widespread superficiality, which results in lack of attention to detail, and therefore to the study of the object’s function itself. However, when possibilities are opened up so suddenly and exponentially, taking a risk is not so bad after all.
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