C14 Journal Issue N05

C14 Journal Issue N05

This issue is distinguished by a passionate, boring, and superficial discussion about the evolution of the rules of design in the history of architecture that took place at the studio some time ago. The well-known topics improperly involved were the golden ratio, treatises such as Vitruvius’s
De Architectura, and Le Corbusier’s manifesto of the Modern Movement, concluding with considerations on the architect’s 1929 manual.

We are presenting “ephemeral installations”, in which the subject of proportion and human measure is reinterpreted lightly: the inspirations are varied and variable, from the Barbie house, the undisputed centre of infantile sexual attraction for us males from the Seventies (I’m talking about Barbie, not the house), and eighteenth-century/science-fiction robots that become elements of brand identity, to Gulliver dressed by Lilliputians who are part tailors and part builders,
and Playground, an authentic thematic survey, trought art and design

To my great disappointment, the Barbie theme was censored and so it has not been published. It has instead been replaced by a fantastic feature on the Biennale, which is effectively more interesting and sophisticated.

As always, the verdict is yours.

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A delineare gli argomenti di questo numero è stata un’appassionata, noiosa e superficiale discussione sull’evoluzione delle regole del progetto nella storia dell’architettura, avvenuta in studio qualche tempo fa. I temi stra-noti impropriamente coinvolti erano la sezione aurea, trattati come il “De Architectura” di Vitruvio e il manifesto del Movimento Moderno di Le Corbusier, per poi concludere con considerazioni sul manuale dell’architetto del ‘29.

Presentiamo delle “installazioni effimere”, nelle quali il tema della proporzione e della misura umana viene reinterpretato in modo leggero: le ispirazioni sono varie e variabili. Dalla casa delle Barbie, indiscusso centro di attrazione sessuale infantile di noi maschi degli anni ‘70 (la Barbie intendo, non la casa), gli automi settecenteschi/fantascientifici che diventano elementi di brand-identity, a Gulliver vestito da lillipuziani metà sarti e metà costruttori e “Playground”, tra arte e design un’originale indagine tematica.

Con mio grande dispiacere, il tema delle Barbie non è stato pubblicato per motivi di censura: è stato invece sostituito da una fantastica rubrica sulla Biennale, molto più interessante e raffinata, in effetti.

A voi come sempre, il giudizio finale.

 

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